Pensare in grande
Il primo principio che ho riscritto nel libro "Lettera a Jeff Bezos" con Do it Human. Le parole che costruiscono il futuro. Tutto è cominciato da un topo e da una poesia.
Lettera a Jeff Bezos | Newsletter N.2/14
Di solito mando questa newsletter l’ultimo martedì del mese, ma ieri eravamo a Venezia, immersi nella vita analogica della laguna. Abbiamo scelto di essere concentrati nelle relazioni umane, quelle vere, quelle dal vivo, anche quando tutto spinge a essere sempre altrove, connessi e con la testa già al prossimo progetto. Mai nel presente. Ieri invece sì.
È stato un giorno pieno, un giorno che mi ha ricordato perché ho iniziato questo viaggio. E così oggi, con un giorno di ritardo ma con molto più ascolto addosso, ti parlo del primo capitolo del libro. Il principio che ho scelto per aprire questa serie è forse il più potente, ma anche il più frainteso. Si chiama Pensare in grande. E ha cambiato per sempre il mio modo di stare al mondo.
[Principio di Amazon]
Pensare in piccolo è una profezia che si auto avvera. I leader creano e comunicano una direzione coraggiosa che ispira risultati. Pensano in modo originale e si prodigano per trovare nuove modalità per servire i clienti.
[Luce]
Pensare in grande è un atto di espansione. Ci chiede di superare i confini che ci siamo imposti e di immaginare un futuro che ancora non esiste. È la capacità di aprirsi al possibile, di percepire con chiarezza la propria unicità e osare da lì. Non si tratta solo di ambizione, ma di allineamento tra visione e vocazione. Come dice Giulio Maira, il nostro cervello è una rete capace di raccogliere “tutto il firmamento”: la vera grandezza è pensare oltre ciò che appare, restando ancorati al proprio sé profondo. In questo senso, pensare in grande è libertà: non è desiderare di più, ma desiderare meglio, a partire da ciò che ci fa vibrare davvero.
[Ombra]
Pensare in grande è un alibi per inseguire traguardi sempre più lontani, perdere contatto con il presente, anestetizzare il sentire. Il mantra “non è mai abbastanza” ci spinge all’iperattività, al perfezionismo, a decisioni rapide e sradicate. Il rischio è trasformare la visione in un’ossessione, l’innovazione in fuga. Il corpo si tende, e la connessione con sé e con gli altri si spezza. La coscienza, come centro di ascolto e profondità, viene messa a tacere. E in nome della grandezza, dimentichiamo la gioia, lontano da noi.
[Principio riscritto]
Pensare in piccolo è una profezia che si autoavvera. Esattamente come pensare in negativo. I leader creano e comunicano una direzione coraggiosa che ispira risultati. Pensano in modo originale e si prodigano per trovare nuove modalità per servire i clienti e far stare bene i loro team, anche nella realizzazione delle sfide più grandi e impegnative. Pensare in grande non significa solo spingersi oltre, ma anche sapere quando fermarsi, guardarsi intorno e riconoscere il valore di ciò che si è già costruito.
E tu, pensi in grande? A quale sogno applichi questo principio?
Tutto è cominciato da un topo e da una poesia.
C'è una scena che torna spesso nei miei ricordi. Un teatro semivuoto, io seduta su una poltrona troppo grande per la mia insicurezza, e Topo Federico che raccoglie parole, colori, raggi di sole. In quel gesto ho riconosciuto una verità che non avevo mai osato dire a voce alta: anche io volevo vivere così. Raccogliendo bellezza, raccontando storie, scaldando l’inverno con qualcosa che non fosse solo produttività.
“Federico perché non lavori?”
“Come non lavoro,” risponde lui, anche un pochino offeso.
“Io raccolgo i raggi del sole per i giorni freddi d’inverno.
Raccolgo i colori per quando tutto sarà grigio.
E raccolgo le parole, perché le giornate d’inverno sono lunghe e molti si dimenticano di parlare.”
Quelle parole sono state il mio primo indizio. Non era solo un albo illustrato. Era una visione del lavoro, e della vita, che parlava anche a me.
PRESENTAZIONI
VENEZIA | Lettera a Jeff Bezos aVenezia | 24 giugno 2025, Libreria La Toletta, Venezia.
Nei giorni in cui Jeff Bezos e i suoi illustrissimi ospiti erano a Venezia per le sue nozze, io ero seduta accanto a Francesco Sicchiero, tra scaffali di libri, sedie verdi e sgabelli bianchi lasciati in eredità dai tempi del distanziamento, per raccontare una storia e presentare il libro “Lettera a Jeff Bezos”, il libro che ho pubblicato con Do it Human.
SAURIS | La musica dell’anima. E il rumore del mondo. | Al Digital Detox Festival a Sauris ho vissuto un’alba indimenticabile.
Quella mattina, mentre il sole ancora esitava oltre le creste delle montagne che avvolgono la valle di Sauris, ho vissuto un’alba che non dimenticherò.
Dalle 5 alle 6.30 siamo stati immersi in un bagno di suoni e silenzi con Marianne Gubri, arpista celtica e terapeuta del suono. Con la sua voce calma e l’arpa vibrante, ci ha accompagnati in un viaggio che non si è limitato all’udito, ma ha coinvolto tutti e cinque i sensi. Ha detto:
“Oltre a questa musica che possiamo sentire con le orecchie, ci sono tantissime altre musiche. Il concetto di base di musica è il movimento che crea vibrazione. Se è armonico, lo chiamiamo musica. Se è disordinato, lo chiamiamo rumore.”
SAURIS | Sauris, dove il tempo si dilata e lo sguardo si rialza | Verso il Digital Detox Festival 2025 (parlerò nella prossima newsletter di quello che è avvenuto, arpa a parte)
C’è un luogo che non si raggiunge per caso. Un luogo che, prima di accoglierti, ti mette alla prova. Sauris ti sfida con i suoi 13 chilometri di tornanti e una galleria scavata nella roccia. Ma poi, quando la luce filtra oltre l’ultima curva e il lago appare, accade qualcosa. Il tempo rallenta. Il corpo respira. E lo sguardo si rialza. Non è retorica. È esperienza. È questo il cuore del Digital Detox Festival 2025, che si è svolto dal 20 al 22 giugno a Sauris. Direttore scientifico: Alessio Carciofi.
MILANO | La scena che avevo scritto | La prima presentazione ufficiale del libro il 29 maggio 2025
La settimana scorsa ho raccontato su Medium la prima presentazione ufficiale del libro. Mi ha intervistata
L’avevo scritto nero su bianco, quattro o forse cinque anni fa, durante un esercizio con una lettera di intenti. Mi vedevo in una libreria, in piedi dietro un tavolo. Una fila davanti. Persone con il mio libro in mano. E io che firmavo, guardandole negli occhi, cercando le parole giuste per ciascuna. Non era un sogno a occhi aperti. Era una visione precisa.
E il 29 maggio 2025, a Ècate Caffè Libreria, quella scena si è realizzata. Esattamente come l’avevo immaginata. Anzi, meglio.
CAPITOLO 1 | Pensare in grande | Trovare la propria strada
C’è sempre un momento in cui qualcosa si accende. A volte è un incontro, altre una frase sentita per caso, un libro letto in auto nei lunghi viaggi in tournée, con Mauro un dettaglio che sembrava insignificante. Questo primo capitolo è pieno di accensioni.
C’è l’innamoramento per Mauro, che non è stato solo amore, ma apertura al possibile.
C’è quello per le parole, la poesia, la voce che sa trasformare un momento in rito.
C’è la scoperta delle Relazioni Pubbliche, non come artificio ma come arte sottile del legare. E poi c’è lui, l’innamoramento più inatteso: quello per Internet.
Un’idea che all’inizio sembrava lontana, tecnica, impersonale. E che invece, riga dopo riga, mi ha fatto intravedere un futuro diverso. Quel passaggio, l’incontro tra me e la Rete, lo riporto qui sotto in versione integrale. Perché è da lì che tutto è cambiato.
Pensare in grande: la lezione appresa
(testo integrale dal libro)
Le parole hanno un potere costruttivo e bisogna osservarle con rispetto. Le parole sono più che suoni. Sono ponti, mattoni, semi.
Quando Mauro disegnò la nostra casa dei sogni su un tovagliolo, non stavamo solo fantasticando: stavamo mettendo per iscritto il nostro futuro. Ogni parola scelta per descrivere quella collina “incantata”, “verde”, “libera”, “vicina e lontana insieme”, ha orientato il nostro sguardo, attivato la realtà.
Questo meccanismo oggi lo riconosco in ogni progetto importante che ho realizzato. Tutto ha avuto origine da un’immagine mentale, resa viva e concreta da una narrazione condivisa.
Durante un seminario con Claudio Tomaello, che esplora da anni il potere narrativo dell’immaginazione, ho sentito confermare ciò che avevo sperimentato in prima persona: abitare un sogno è diverso dall’inseguirlo. Significa dargli parole, forma, presenza.
La scienza lo conferma. La neurobiologia e la fisica quantistica ci mostrano che le immagini mentali, quando sostenute da emozioni e intenzioni chiare, attivano connessioni neuronali e risposte fisiologiche che influenzano il nostro modo di agire e percepire il mondo.
Pensare in grande, quindi, significa anche scrivere in grande.
Le parole guidano la visione, e la visione genera realtà.
Ho dato un nome a tutto questo: scrittura creatrice. Non solo raccontare, ma plasmare. Scrivere un sogno lo rende concreto. Non è magia. È intenzione.
Lo sapeva bene Neville Goddard, filosofo e scrittore del XX secolo, che ha costruito il concetto di immaginazione creatrice come strumento per dare forma alla realtà. Secondo lui, ciò che immaginiamo con sufficiente chiarezza e convinzione, prima o poi prende vita.
“Immagina il tuo obiettivo come se fosse già realizzato e vivi dentro di esso come se fosse vero.”
— Neville Goddard, Il potere creativo dell’immaginazione
A te
E tu, pensi in grande?
C’è un sogno che ancora non hai osato scrivere?
Rispondimi, se vuoi. O passa a trovarmi in chiesetta, ogni martedì dalle 18 alle 20.
Le parole migliori, a volte, iniziano da una tisana, un biscotto e una chiacchiera.
In questo periodo di caldo torrido meglio uno sciroppo alla menta, forse.
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Grazie. Ci sentiamo martedì 29 luglio per parlare di fiducia e di “morte e rinascita di un settore”.
Marisandra
Mi è piaciuta tantissimo questa newsletter.. dov’è la chiesetta dove posso passare a trovarti?
Che gioia, Fiorella, martedì sarò tutto il pomeriggio in chiesetta in via Palmanova 20 a Milano
In questo link un po' di storia
https://www.ipresslive.it/it/ipress/comunicati/view/58438/